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In occasione dell’evento “Intrecci di storie – da Prato agli Urali”, progetto che vede otto musei ospitare una mostra diffusa sul territorio, il Museo della deportazione e resistenza ha allestito la mostra “I partigiani russi nella Resistenza pratese”, curata da Enrico Iozzelli.
La storia tra Italia e Russia portata in mostra dal Museo racconta gli eventi che videro russi e italiani uniti nella Resistenza, in Italia come a Prato. Degli oltre cinquemila sovietici di cui si ha notizia in Italia oltre 400 morirono in combattimento, più di 1.600 furono in prima linea in Toscana. Si trattava soprattutto di disertori della Wehrmacht.
Nel borgo di Figline di Prato, dove oggi ha sede il Museo della Resistenza e della Deportazione, tra i partigiani italiani uccisi il 6 settembre 1944 da un reparto della Wehrmacht in ritirata, ci sono sicuramente almeno due cittadini dell’ex-URSS: uno rimasto sconosciuto e l’altro chiamato Nicolaief.
L’iniziativa della rete dei musei, il cui titolo completo è “Intrecci di storie – da Prato agli Urali. Gli scialli di Orenburg”, nasce da un’idea di Adriano Rigoli, responsabile del Museo della Badia di Vaiano. Ad essere protagonisti, oltre alle storie dei due popoli, sono i preziosi scialli provenienti dalla collezione del Museo di Belle Arti di Orenburg, noti per la loro estrema leggerezza ma capaci di proteggere dal freddo. Ciascun museo ha affrontato la tematica in base alla propria identità e alle proprie peculiarità, spaziando così tra arte, cultura e scienza.
L’inaugurazione si è tenuta con un unico evento il 12 maggio alle ore 16.30 a Palazzo Buonamici e la mostra è stata visitabile in ciascun museo fino al 22 luglio. Per quanto riguarda il Museo della Resistenza e della Deportazione, la mostra si è conclusa il 29 luglio.
Gli otto musei coinvolti fanno parte della rete “Ti porto al Museo” e sono: Mumat di Vernio, Museo della Badia di Vaiano, Museo della Deportazione e Resistenza, Casa Museo Leonetto Tintori, Fondazione Parsec con Centro di Scienze naturali e Museo di Scienze planetarie, Museo Soffici di Poggio e Museo archeologico di Artimino.
Nella foto: Quattro partigiani nelle colline attorno alla città di Prato. il primo a destra è Alessandro Vannoni, ucciso nell’eccidio di Figline il 6 settembre 1944. Accanto a lui un partigiano sovietico (il secondo da destra) e due italiani. (Tratta da: D. Vannoni, Il mio Sandro partigiano, La Tipografica pratese, Vaiano 1974)